In quel periodo stavo lavorando a una scrittura coreografica in situ per estrarre sistemi di movimento dai dialoghi corpo-architettura. Nel contesto di questa ricerca, il corpo diventava un riferimento visivo nel paesaggio; i suoi movimenti esprimevano una lettura dello spazio e della struttura. Da questo processo ho tratto ispirazione per creare immagini del corpo nello spazio e comporre sequenze di queste.
Mentre la ricerca continuava, ho invitato il mio amico Tarik, scultore e batterista, a interpretare e investire una dimensione sonora nel processo. Questa interazione tra batterista e danzatore ha creato un sistema collaborativo in cui il corpo disegna lo spazio mentre le percussioni aumentano il volume e la profondità, rivelando dimensioni nascoste. La coreografia di danza e le percussioni sono eseguite indipendentemente in uno spazio-tempo comune. Un tentativo di costruire un paesaggio.
tradotto automaticamente dalla lingua inglese