Con questo film TK Kim chiude il ciclo aperto con "Chair de Peau". Il film di Valentin Tszin è un elogio alle forze grezze che nascono dalla materialità stessa dell'essere, riecheggiando la femminilità e il misticismo di Flavia Ghisalberti. Invece della logica dell'evoluzione e del viaggio attraverso il dolore catartico e redentivo, qui si tratta di trattenere la sofferenza e la confusione accecante di un'eccessiva mascolinità, di un corpo apparentemente tagliato fuori dalla sua anima, che gira in tondo in un ciclo quasi infernale dove la ragione e la coscienza si disintegrano gradualmente, lasciando solo gli istinti autodistruttivi della bestia inseguita dai suoi stessi fantasmi. Sì, qualcosa è andato storto, o forse un po' troppo, al punto che l'essere fisico segue lo spirito nel suo vagare, perso in un loop atemporale che si ripete all'infinito, la cui caduta non potrebbe essere altro che la mummificazione dell'anima che si nutre e porta alla zombificazione del corpo.
Potremmo vedere qui le conseguenze della denaturazione finale dell'individuo, spinto o guidato, che oscilla tra l'istinto di (sovra)vivere e l'istinto di morire, senza sapere più da che parte girarsi.
"Eidolon" potrebbe quindi essere visto come l'alfa e l'omega di "Flesh of Skin", la sua caduta originaria come la sua conseguenza, le ragioni della rinascita e le stimmate della distruzione. In questo modo, TK Kim sembra giocare con noi, come con se stessa, immergendoci in un simulacro di opposizioni, quando tanto ci permette di considerarlo come un S.T.E.P. 4 nascosto, i cui codici e segreti dobbiamo scoprire noi stessi, la sua autrice (lei stessa) confondendo le tracce e guidandoci nel nostro viaggio per trovare finalmente questa chiave finale. Ed è proprio questa specificità che giustifica ampiamente il posto speciale assegnato a "Eidolon", così centrale nel pensiero di TK Kim, mutato per l'occasione in un'Arianna quasi onirica.
Così, se "Chair de Peau" si completa con "Eidolon", "Eidolon" trova la sua profondità con "Chair de Peau", l'intero quadro ci trascina in un'evocazione, una ricerca, persino un'idea su questi misteri delle individualità e delle proprie aspirazioni di fronte alla logica globalizzante e disumanizzata del mondo (post)moderno che TK Kim ci dipinge, È un'evocazione, una ricerca, persino una piccola idea, dei misteri delle individualità e delle proprie aspirazioni di fronte alla logica disumanizzata e globalizzante del mondo (post)moderno che TK Kim ci dipinge, dando al suo messaggio uno spessore contemporaneo che si adatta ai tempi, in cui ogni essere sembra non avere altra scelta che determinare il proprio percorso di fronte a forze radicali che rischiano di trascinarlo sempre più lontano da se stesso, e allo stesso tempo attinge agli archetipi più antichi del nostro inconscio collettivo, dal mito degli angeli caduti alla nascita dell'Uomo.
tradotto automaticamente dalla lingua francese