Wind
(2016)

Le persone stanno cambiando. Qualcosa sta cambiando nel rapporto tra interno ed esterno. Un confine scompare: Dove inizio e dove finisco, dove gli altri sono e non sono più. Una riva si appiattisce. Una costa diventa poco profonda.
Il contenuto di un'area un tempo etichettata come psiche, come privato, come intimità si fonde con l'ambiente sociale. Questa interiorità estroversa diventa una sfera pubblica che si sta ridefinendo, permeata da reti, che sembra sostenuta da amicizie. Consiste nella sfera privata pubblicizzata, è la solitudine generale.
E perché dovremmo stare con gli altri quando possiamo stare altrettanto bene da soli? Come suona terribile. Eppure è bellissimo: l'ultra si è dedicato all'assolo, ai solitari.
Questo significa concentrarsi completamente su se stessi, confidando che se gli altri fanno lo stesso, emergerà qualcosa di cui non si ha idea e che non sarebbe stato possibile creare da soli. Significa essere così aperti con tutto ciò che si fa che può essere cambiato da ciò che fanno gli altri e cambiare se stesso. Autonomia sensibile.
La solitudine che cerchiamo è diventata una condizione sociale. E quindi un desiderio inappagabile. Un desiderio di se stessi, perché da tempo ci siamo venduti e alienati, un desiderio di nulla al di fuori di noi. È la fonte dello slancio, del movimento generato dall'equalizzazione della pressione tra interno ed esterno: il vento tra due continenti incompresi e popolati da esseri umani.
Questa grazia scientifica: i poli e l'equatore, l'atmosfera, la forza di Coriolis, le isobare e i paralleli, il vero e il falso vento.