Torna alla ricerca
Revolving Histories (#bangbang-0831)

Inframince
(1995, 1996)



In "Inframince", il pubblico entra in un'enorme stanza buia in cui vortica un mare di giornali. I rumori di una tempesta intervallati da suoni sono forti e chiari. In questa sala si trova un'installazione (7x7 m). Da essa emana una forte luce. Dovrebbe attirare le persone. Le quattro pareti dell'installazione sono dipinte di nero all'esterno e di grezzo all'interno. Ciascuna parete è dotata di otto aperture. Questi fori hanno le dimensioni di un volto e permettono allo spettatore di vedere dall'esterno verso l'interno. Questo spazio, che sembra una stanza, simboleggia l'inversione di un mondo interiore. Le pareti formano la membrana. Lo spettatore diventa il collegamento. Il suo sguardo collega il paesaggio esterno con quello interno. Gli spettatori diventano voyeur da un lato e parte dell'installazione dall'altro. Il risultato è una galleria di ritratti che rappresenta una sequenza di specchi per la figura. La ricerca di se stessi, la preoccupazione per l'immagine speculare, la maschera, un punto fermo nel caos. Il pavimento dell'installazione è fatto di gommapiuma. Questo influenza fortemente la qualità del movimento della figura (amorfo/somnambolico/acquario). Come le pareti, il pavimento funge da superficie di proiezione del film. La figura tiene in mano alcuni degli oggetti attaccati a corde di gomma (circa 100 pezzi). Essi scivolano via da lei. Un alfabeto di oggetti forma un'ossatura/scheletro di ricordi, sentimenti, segni e associazioni. Oggetti familiari accanto ad altri astratti. Oggetti pesanti che scavano nella morbidezza del materiale del pavimento, lasciando tracce che solo lentamente scompaiono di nuovo, come immagini che si imprimono nella nostra memoria per poi svanire nel tempo. Segni della pelle. Impronte. Incavi. Ammaccature. Tagli. Ferite e cicatrici. Oggetti leggeri, delicati, trasparenti e fragili, facili da spostare. Scivolando via, la figura si priva dell'orientamento e dei parapetti dell'essere (appendere e fluttuare sono stati di ambivalenza e dubbio). Gli oggetti sono fatti di cera/carta/feltro/legno/capelli/piombo/filo/plastica/gomma/tessuto ecc.
Additional
Die Performance wurde an im Oktober/November 1995 und im März 1996 im Westend an der Limmatstrasse im ehemahligen Schoellerareal in Zürich gezeigt. Die Besucherzahl war beschränkt da in den vier Wänden der Installation jeweils acht Gesichtformen ausgesägt waren. Die Super-8 Filme haben Clarissa Herbst und Dominique Rust aufgenommen. Der Flyer für das Projekt hat genau die Form und Grösse der ausgesägten Löcher der Wände. Beim Plakat ist ebenfalls die Form ausgestanzt. Es befindet sich auch in der Plakatsammlung des Museums für Gestaltung in Zürich. Zur Figur in unseren Arbeiten: Die Bewegungen, Aktionen und Texte entfernen sich von der herkömmlichen schauspielerischen Darstellung. Es existiert keine dramaturgische Entwicklung - keine Geschichte. Die Figur ist einerseits Teil des Gesamtbildes - der Installation und andrerseits verbindet und bündelt sie die verschiedenen Ausdrucksformen.
Remark
Fotos von Performance Christian Altorfer

place: Westend/ Schoeller-Areal Zürich
Dokumentationstyp: Performance/Aktion für die Kamera / Performance/Action for the Camera

Alternative
Fotos von Christian Altorfer
Medium

Fotoserie (Reihenfolge am Ende vom Dateinamen benennen!) / Photo series (name sequence at the end of the file name!)
Dauer: ca. 60.00