CONTINENTAL DRIFT
(1991)

Una delle meditazioni di guarigione preferite da Jill Scott durante la sua malattia di cancro al seno consisteva nell'immaginare di poter ridurre il proprio corpo a una molecola e di poter vagare all'interno del proprio corpo. Da questa prospettiva, andava in giro con un tubo da giardino per lavare via tutte le cellule cancerogene. È stata questa esperienza a influenzare la performance di Continental Drift. Sul pavimento dello spazio, l'artista ha disegnato una forma astratta del proprio corpo. Al posto della testa, c'erano due monitor (rivolti verso il pubblico come due occhi) e lei poggiava su una tavola orizzontale. Quando ogni spettatore entrava nello spazio della galleria, gli veniva chiesto di sedersi su una parte del corpo (organo). Durante la performance l'artista era bendata e si muoveva per interagire con ogni membro del pubblico (organo). Il pubblico è stato trattato come le cellule della sua meditazione e, come metafora del tubo flessibile, ha utilizzato una telecamera di sicurezza in miniatura che, attraverso un lungo cavo, forniva un feedback diretto in diretta a uno dei monitor. Sembrava un paziente con una flebo ospedaliera. Nel frattempo, sull'altro monitor veniva proiettato un video che simboleggiava i diversi approcci orientali e occidentali a questa malattia.